
Traccia di preghiera
martedì 14 marzo 2023
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Canto di esposizione
Col tuo amor
Col tuo amor, col tuo poter
Gesù riempi la mia vita. (2v)
Ed io ti adorerò con tutto il cuore.
Ed io ti adorerò con tutta la mente.
Ed io ti adorerò con tutte le forze.
Tu sei il mio Dio!
E cercherò il tuo volto con tutto il cuore.
E cercherò il tuo volto con tutta la mente.
E cercherò il tuo volto con tutte le forze.
Tu sei il mio Dio!
Canto allo Spirito Santo
Manda il tuo Spirito
Manda il tuo Spirito, manda il tuo Spirito
Manda il tuo Spirito, Signore, su di noi
Manda il tuo Spirito, manda il tuo Spirito
Manda il tuo Spirito, Signore, su di noi
La tua presenza noi invochiamo
per esser come tu ci vuoi
Manda il tuo Spirito,
Signore, su di noi
Impareremo ad amare
proprio come ami tu
Un sol corpo e un solo spirito saremo
Un sol corpo e un solo spirito saremo
La tua sapienza noi invochiamo
Sorgente eterna del tuo amore
Dono radioso che
dà luce ai figli tuoi
Nel tuo amore confidiamo,
la tua grazia ci farà
Chiesa unita e santa per l’eternità
Chiesa unita e santa per l’eternità
Lettura dal Vangelo
secondo Giovanni
(Gv 9,1-41)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Parola del Signore.
Rileggi con calma il brano e ascolta quale parola o espressione senti maggiormente rivolta a te. Se vuoi puoi anche ripeterla a voce alta. Segue poi un lungo tempo di silenzio, per stare in dialogo con il Signore Gesù. Se ti può essere utile, in fondo a questa traccia trovi una piccola proposta di meditazione.
Dal Salmo 22
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado
per una valle oscura,
non temo alcun male,
perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me
tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà
mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora
nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Canone
Misericordias domini
in aeternum cantabo
Canto di reposizione
Come un prodigio
Signore tu mi scruti e conosci
Sai quando seggo e quando mi alzo
Riesci a vedere i miei pensieri
Sai quando io cammino e quando riposo
Ti sono note tutte le mie vie
La mia parola non è ancora sulla lingua
E tu, Signore, già la conosci tutta
Sei tu che mi hai creato
E mi hai tessuto nel seno di mia madre
Tu mi hai fatto come un prodigio
Le tue opere sono stupende
E per questo ti lodo
Di fronte e alle spalle tu mi circondi
Poni su me la tua mano
La tua saggezza, stupenda per me
È troppo alta e io non la comprendo
Che sia in cielo o agli inferi, ci sei
Non si può mai fuggire dalla tua presenza
Ovunque la tua mano guiderà la mia
E nel segreto tu mi hai formato
Mi hai intessuto dalla terra
Neanche le ossa ti eran nascoste
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
I miei giorni erano fissati
Quando ancora non ne esisteva uno
E tutto quanto era scritto nel tuo libro
Meditazione (MichaelDavide Semeraro)
In questa domenica il colore violaceo si attenua verso un rosa in cui si riflette non solo il fiorire della creazione sotto i venti della primavera, ma anche la gioia crescente per l’imminenza della Pasqua del Signore. L’invito della Liturgia: «Rallegrati, Gerusalemme, o voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza» (Antifona di ingresso), trova motivo nel gesto che il Signore compie per quell’«uomo cieco dalla nascita» (Gv 9,1) che tutti e ciascuno ci rappresenta. Come nella parabola del figliol prodigo, se possiamo riconoscerci nel figlio minore o nel cieco a cui il Signore Gesù dona la possibilità di vedere prima e di riconoscerlo subito dopo, siamo chiamati a valutare quanto resta dentro di noi degli amari e sospettosi sentimenti del figlio maggiore e dei discepoli che interrogano il Signore Gesù su «chi ha peccato… perché sia nato cieco» (9,2) e, ancor più tristemente, dei «farisei» (9,13) che, invece di rallegrarsi e di gioire, sembrano scatenare una guerra senza quartiere contro tutti.
La parola di Dio ci aiuta a comprendere che ogni cammino di conversione e di guarigione è, prima di tutto e sempre, un gesto di nuova creazione che ha per protagonista lo stesso Creatore di tutte le cose. Davanti a questo cieco che nulla chiede e a tutto acconsente, siamo chiamati a riscoprire la nostra fondamentale creaturalità. Ciò che cambia la vita di quell’uomo senza nome, e al quale possiamo prestare il nostro, è il fatto che il Signore «passando» lo «vide» (9,1). Ciò che permette a questo cieco di vedere è la sua disponibilità a lasciarsi guardare in un modo così inedito e così nuovo, da dare alla sua vita una luce completamente diversa. A Gerusalemme si ripete ciò che Samuele imparò a Betlemme:
«non conta quel che vede l’uomo… il Signore vede il cuore» (1Sam 16,9).
Il Signore Gesù è capace di vedere, come vero «profeta» (Gv 9,17), le profondità di quest’uomo, ma è anche capace di mettere a nudo la cecità di quanti si accaniscono contro di lui, per colpire semplicemente il Maestro. L’amarissima conclusione del vangelo ci lascia con il cuore profondamente rattristato: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato, ma siccome dite: “Noi vediamo” il vostro peccato rimane» (9,41).
L’apostolo Paolo ci indica la strada per non rimanere nelle tenebre della nostra terribile e temibile autoreferenzialità:
«il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità» (Ef 5,9).
Ciò sembra mancare a quei farisei che si mostrano incapaci di rallegrarsi per la vita di un uomo che finalmente può vedere. Soprattutto sembra mancare a quei farisei del cui spirito sono contaminati anche i discepoli, che non accettano in nessun modo – e con un accanimento pauroso – che si possa guardare il mondo in maniera così diversa da non avere bisogno di cercarvi morbosamente l’indizio dei «peccati» (Gv 9,34), bensì i semi della bellezza e della radicale innocenza che giace sepolta sotto ogni carico di sofferenza. Mentre i farisei sembrano seminare sospetto su tutto e su tutti, riuscendo persino a snaturare con la «paura» (9,22) il naturale istinto di protezione dei genitori verso i figli, il Signore Gesù non cessa di rivelarsi seminatore di stelle in mezzo alle nostre tenebre:
«Lo hai visto: è colui che parla con te» (Gv 9,37)
e lo fa fino a rischiare di essere maltrattato e rifiutato per noi! La Pasqua del Signore vuole aprire il nostro cuore a guardare il mondo alla maniera di Dio credendo e sperando – ogni giorno – di poter ricominciare daccapo a credere, sperare ed amare… Sì, ricominciare a guardare e lasciarsi guardare dolcemente e gratuitamente.